Le regole contenute nell’ultimo decreto sulle riaperture e nella circolare del ministero dell’Istruzione in molte scuole superiori in giro per l’Italia non vengono applicate: i presidi infatti non riescono a far tornare in classe almeno il 70 per cento dei loro studenti. Spesso, come nel Lazio ma anche in Veneto e Toscana, sono le autorità regionali e i prefetti a impedire nei fatti il ritorno in classe: la divisione rigida di ingressi e uscite in fasce orarie (alle 8 e alle 10), poiché non permette di aumentare il numero di studenti in circolazione la mattina presto, rende impossibile rifare gli orari: toccherebbe introdurre dei veri e propri doppi turni visto che in molte scuole superiori gli studenti hanno fino a 7 ore di lezione al giorno e a un mese dalla fine della scuola, dopo un anno scolastico così tormentato, i presidi a torto o a ragione hanno alzato bandiera bianca.
Sono cominciate anche le proteste di genitori e studenti dove le scuole non hanno ripristinato le lezioni in presenza per almeno due studenti su tre. A Perugia un gruppo di genitori ha inscenato una protesta lirica davanti al liceo musicale Mariotti per richiedere le lezioni di musica in presenza. «Alla fine, dopo un paio di arie di Verdi e Puccini e l’intervento della digos, è intervenuto l’ufficio scolastico regionale e le lezioni sono riprese», racconta una delle organizzatrici. A Novara, martedì 5 maggio, gli studenti dell’Istituto Ravizza hanno fatto lezione in Dad dal parcheggio della scuola, portando computer, sedie e tavoli: una protesta pacifica per chiedere il ripristino delle lezioni in presenza per tutti.
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