Le lezioni di storia in tv di Alessandro Barbero siano da insegnamento per i docenti delle scuole superiori.
Ne è convinto il critico televisivo Aldo Grasso, che ha così dichiarato al Corriere della Sera: “Se a scuola le lezioni di storia venissero tenute in questo modo (spero che i professori più vispi se ne servano), sarebbero fantastiche, indimenticabili”.
Barbero ha infatti recentemente realizzato per Rai Storia il programma di approfondimento storico “1492”, che racconta l’anno che è diventato, per convenzione, lo spartiacque tra il Medioevo e l’età moderna.
In un'intervista rilasciata al sito Dire Fare Insegnare, lo storico Barbero spiega come secondo lui è possibile trasmettere agli alunni la passione per la storia.
“Ci sono molti ragazzi che hanno già l'entusiasmo per la storia, perché io ricevo continuamente mail di studenti che vorrebbero invitarmi o che seguono le mie lezioni.
Partiamo dal presupposto che la storia insegnata a scuola, secondo i sondaggi tenuti, è considerata abbastanza noiosa. Quando però gli studenti arrivano all'università, gli si apre un mondo e scoprono che è una materia interessante e affascinante. Come fare quindi per far nascere questo interesse fin dalla scuola?”
È evidente che c'è un problema, sostiene Barbero, su come può essere presentata la disciplina: “la storia a scuola è sacrificata in tutti in modi. Messa insieme con la geografia, con la filosofia, tutti questi accoppiamenti sono disastrosi per la storia. Inoltre soffre il fatto di avere poche ore a disposizione per le lezioni quando i programmi delle lezioni sono in realtà enormi e non smettono di dilatarsi.
Tutti si lamentano che a scuola non si riesce ad andare oltre il fascismo o la seconda guerra mondiale, quindi i docenti devono correre, ma la storia diventa appassionante quando si ha il tempo di andarla a vedere in profondità.
La storia raccontata solo come un lungo elenco di date e di fatti non è appassionante, anche se ne ha bisogno. Quando non c'è tempo di fare altro quindi, i docenti non riescono a fare altro che questo, cioè somministrare elenchi di nozioni, e questo non è evidentemente interessante.
Questo è un problema complesso. La soluzione quindi può essere al momento provvisoria, ma non ci si può aspettare tutto dagli insegnanti italiani, che devono sempre sopperire a tutte le carenze e affrontare numerose difficoltà.
Se l'obiettivo è far appassionare gli alunni alla storia, al di là di una quantità di nozioni, di date, gli insegnanti devono comunque far capire che si parla di qualcosa che non è astratto, ma qualcosa che riguarda la gente.
Ad esempio - prosegue Barbero - quando nei manuali si inseriscono suggerimenti di interviste ai nonni, o si chiede di reperire vecchi documenti o oggetti, si tenta di fare proprio questo, cioè di far capire che la storia è qualcosa che riguarda tutti noi”.
Un insegnante motivato dovrebbe trovare il modo di approfondire ogni tanto qualcuno degli avvenimenti che racconta nel dettaglio, in profondità, come la storia racconta la nostra vita. Un insegnante che riesce a far questo riuscirebbe ad appassionare gli studenti già dalle scuole superiori, o anche prima.
All'università questo è più facile perché c'è più tempo di farlo. Cerchiamo di far vedere che la storia è fatta di esseri umani, di donne e uomini che erano davvero lì”.
I filmati, documentari, infografiche... servono? Potrebbero, ma secondo Barbero spesso video e documentari sono ricchi di inesattezze, per cui sarebbe meglio non affidarsi troppo a questi mezzi per raccontare la storia.
La parte emozionale inoltre aiuta, perché la storia deve essere empatia, significa entrare in contatto con la gente che viveva nel passato, molto diversa da noi.
Qualsiasi cosa che noi possiamo dire del passato, la possiamo dire perché c'era qualcuno che viveva là, che ci ha lasciato la sua testimonianza, con documenti, edifici, o oggetti materiali.
È possibile comunicare quindi con chi viveva nel passato, capire attraverso la ricerca storica quale era la verità e quale invece no.
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