“Il 25 aprile celebriamo la Festa della Liberazione, la sconfitta del nazifascismo e la conclusione di un conflitto sanguinoso. In questo anniversario ricordiamo la lotta e il sacrificio di donne e uomini per ottenere il rispetto e il riconoscimento di diritti e un nuovo assetto democratico, basato su principi fondamentali quali l’uguaglianza, la solidarietà, la coesione, espressi poi chiaramente nella nostra Costituzione”, così il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in un messaggio che viene rivolto, sul sito del Ministero, alle scuole, in occasione del 25 aprile.
“Il 25 aprile ci richiama alla cura della nostra democrazia, perché la libertà conquistata da chi ci ha preceduti non è data per sempre, deve essere rinnovata ogni giorno. Gli eventi che stanno avvenendo a livello internazionale ci ricordano che dobbiamo fare grande attenzione e dare sempre nuova linfa alla libertà e alla democrazia. Dobbiamo farlo a partire dall’educazione, nelle nostre aule, anche in questi giorni e in vista del 25 aprile. Le scuole sono luogo di partecipazione e solidarietà, dove studentesse e studenti imparano a essere cittadine e cittadini responsabili e consapevoli”, prosegue Bianchi.
“Con la Festa della Liberazione inauguriamo ‘la via sacra della Repubblica’: il 25 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno. Tre date fondamentali del nostro vivere civile comune, che ci conducono al cuore del primo articolo della nostra Carta fondamentale: ‘L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Continuiamo a coltivare il delicato fiore della libertà quotidianamente attraverso l’esercizio della partecipazione. Insieme”, conclude il Ministro.
Come spiegare a scuola il 25 aprile: 10 attività da svolgere dentro e fuori dalla classe
Ci sono tante attività didattiche che possono essere svolte in occasione del 25 aprile. Eccone alcune proposte sul sito Save The Children grazie al contributo di Filippo Furioso, ex dirigente scolastico, che fa parte della rete di Fuoriclasse in Movimento
- finché è possibile, una delle attività principali dovrebbe essere quella dell'incontro con diversi testimoni ancora in vita di quegli avvenimenti: questa è ancora, quando possibile, la strada maestra per il coinvolgimento emotivo nella conoscenza storica di quegli anni. Se non sono possibili incontri di persona si possono comunque organizzare collegamenti a distanza o guardare video e interviste già svolte in precedenza;
- Anche l’incontro con le seconde generazioni – ovvero i figli o parenti prossimi – può risultare ancora importante ed efficace dal punto di vista dell’empatia;
- La lettura resta un valore centrale, non soltanto di testi autobiografici e memorie scritte, ma anche la narrativa ricorda il valore pedagogico della letteratura di finzione ma non di invenzione, dove la verosimiglianza assume capacità di insegnamento utili a integrare il saggio e il momento didattico – come ci ricorda Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino;
- Siccome la base della Storia è il lavoro sulle fonti, oltre a quelle orali può essere un esercizio utile quello di organizzare laboratori in classe o direttamente negli archivi (si segnala, da questo punto di vista, l’esperienza de “L’Officina dello storico”) per far costruire la storia direttamente agli studenti: questa attività permette di toccare con mano materiali dell’epoca (foto, volantini, giornali) e di apprendere fin da giovani il metodo critico;
- un’altra attività coinvolgente è il cosiddetto Collection Day: la raccolta di oggetti e materiali privati, che quelle famiglie che hanno avuto un passato diretto o indiretto nella Resistenza portano agli studenti, i quali divisi in diverse postazioni ne raccolgono il racconto attraverso una piccola intervista – audio o scritta, rafforzata dalla fotografia degli oggetti;
- realizzare una ricerca con persone vicine e raggiungibili, a partire dai familiari, attraverso interviste di conoscenza generale sull’argomento partendo dalla domanda tipo: “Cosa sai della Resistenza e della Liberazione? Dove lo hai imparato e da chi l’hai saputo?”
- è possibile anche creare laboratori didattici per i più piccoli che, attraverso una simulazione di un contesto inventato, trasmettano il significato degli avvenimenti agli studenti che si immedesimano nelle sue dinamiche fondamentali: è quanto ad esempio viene realizzato nel Memoriale di Sant'Anna di Stazzema, dove le attività sono rivolte anche alle classi delle scuole primarie;
- il teatro rimane il mezzo trasversale e più adatto, dove la costruzione di uno spettacolo realizzato dagli studenti e la ricerca storica vanno di pari passo, per produrre un medium in grado di coinvolgere sia i realizzatori che gli spettatori;
- percorsi di trekking urbano, per scoprire luoghi, monumenti, targhe, vie dove avvennero fatti importanti della Guerra di Liberazione sul proprio territorio o a essi dedicati;
- il metodo del docu-game o del gioco di ruolo ha un valore didattico che non è stato ancora sufficientemente valorizzato; in particolare per l’insegnamento della storia, campo ancora tutto da scoprire, l’organizzazione di un laboratorio che preveda come momento di “verifica” un gioco di simulazione oppure la raccolta di memorie e storie che prendono vita attraverso un videogame rappresentano un linguaggio in grado di coinvolgere attivamente le classi.
In qualunque modo la scuola reinventerà la didattica della storia e del 25 Aprile, non potrà escludere il protagonismo attivo degli studenti come risorsa fondamentale: non solo per garantire un’istruzione di qualità, ma anche per intuire la direzione delle forme dell’apprendimento.
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