I testi per l’avvio dei prossimi concorsi a cattedra sono pronti, ma per via del cambio di Governo potrebbero subire delle modifiche.
I testi infatti sono stati redatti sulla base del Decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017. Il decreto era stato approvato in seguito alla Legge 107, quella della cosiddetta Buona Scuola.
I decreti, attesi per marzo 2018, non sono ancora pervenuti. Il ministro uscente Valeria Fedeli non fa nessun cenno ai bandi, ma si limita ad augurarsi che “il Governo non torni indietro sulla scuola”.
Il Contratto di Governo: le novità del nuovo esecutivo
Movimento 5 Stelle e Lega hanno inserito nel nuovo Contratto di Governo delle specifiche disposizioni per il reclutamento, ma è impossibile conoscere i tempi di attuazione.
"L'eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali da affrontare - scrivono nell'ormai famoso Contratto di governo Luigi Di Maio e Matteo Salvini nel capitolo sulla scuola - per un reale rilancio della nostra scuola. Sarà necessario assicurare, pertanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti". Con l'obiettivo, già fallito dal governo Renzi, di "garantire da un lato il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto ad un cronico precariato e dall'altro un efficace sistema di formazione. Saranno introdotti nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record), che non consentono un’adeguata continuità didattica.”
In realtà nessuno ha mai parlato di abolizione dei concorsi come modalità di reclutamento, anche se alcune variabili potrebbero cambiare.
Una delle carte giocate dal M5S in campagna elettorale è stata la proposta di ridurre il FIT a due anni (uno speso per la formazione del personale e all’altro per un vero e proprio tirocinio nelle classi).
Per il momento nessun cambio di rotta sulla necessità dei 24 CFU da conseguire per la partecipazione al concorso docenti.
Da canto suo la Lega ha puntato a concorsi con “domicilio professionale”. A spiegare il meccanismo il responsabile scuola Mario Pittoni: “Si può eleggere nella regione preferita in assoluta libertà e rappresenta pur sempre una scelta di vita e un primo fattore di equilibrio. Una volta chiarito che in ambito regionale il confronto è a pari condizioni, il candidato orienterà la scelta della regione dove concorrere, sulla base del proprio grado di preparazione in rapporto alla qualità media degli altri iscritti e dei posti disponibili, innescando un meccanismo virtuoso ispirato ai principi del federalismo. Porto sempre l’esempio del candidato bravo ma in una regione dove i bravi sono tanti, che potrebbe essere spinto a iscriversi nella regione vicina, che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. A quel punto gli iscritti nell’altra regione avranno ovviamente tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi sfuggire l’opportunità.”
Il problema è: quali saranno i tempi per queste modifiche? In questo senso salterebbe l’impianto del Decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile, che ha stabilito una timeline di assunzioni ben definita e sarebbe tutto da rifare.
Certo, un canovaccio sul quale lavorare esiste già e questo può rappresentare un punto di forza per dare ai precari una risposta in tempi brevi. Più difficile la situazione per infanzia e primaria, anche se Di Maio ha affermato pubblicamente che affronterà il problema non appena si sarà formato il nuovo governo.
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