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Bullismo a scuola: colpevoli anche genitori e insegnanti

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Bullismo a scuola: colpevoli anche genitori e insegnanti
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I genitori e gli insegnanti sono stati condannati, in solido col Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, a risarcire il danno fisico e psichico procurato da un alunno in danno di un altro alunno.

A riportare la notizia è Repubblica.it, che così descrive il caso: “Il primo, infatti, ha perseguitato il secondo per mesi e mesi, nella completa indifferenza degli adulti - apostrofandolo con offese mortificanti sia in classe sia fuori dalla classe: un giorno ha deciso di passare dalle parole all'azione e nell'indifferenza generale del corpo docente, ma anche della famiglia d'origine, ha procurato al suo compagno di banco "la rottura del setto nasale e contusioni della ragione orbitale".

La responsabilità degli insegnanti verso gli alunni è sancita dall'articolo 2048 del nostro codice civile che prescrive, espressamente, ai primi di vigilare sui secondi, sì da impedire, durante l'orario scolastico, la consumazione dei cosiddetti "fatti illeciti" perpetrati dagli allievi minorenni in danno di altri studenti (o terze persone in genere).

I fatti sono stati descritti nella sentenza n. 6919, pubblicata lo scorso 4 aprile 2018 dal Tribunale di Roma.

Il giudice estensore della sentenza ora citata ha ambientato la trama dell'aggressione subita dall'alunno in una scuola pubblica di Viterbo dove i vocaboli sconci, le minacce di morte e la rottura del setto nasale sono avvenuti alla luce del sole e sotto gli occhi indifferenti degli adulti, “che non solo non hanno vigilato - prosegue l'articolo - ma non hanno alzato un dito per prevenire, impedire e mettere fine alle vessazioni inflitte per mesi dall'allievo minorenne in danno della vittima, sempre minorenne. Il peggiore di tutti si è rivelato l'insegnante di matematica: durante la sua lezione, infatti, il giovane aggressore ha iniziato a consumare e perpetrare la condotta illecita che, poi, ha completato dapprima nel cortile della scuola e successivamente fuori dal suo cancello, sferrando il colpo che ha mandato il compagno di classe in ospedale”.

Non si sono rivelati migliori degli insegnanti i genitori del minore rinviato a giudizio dal GUP presso il Tribunale per i minorenni di Roma per l'illecito ascrittogli: costoro, titolari della responsabilità genitoriale anche in forza dell'
articolo 316 del codice civile (oltre che dell'articolo 2048 del codice civile), non hanno neppure accompagnato il figlio in udienza, pur destinatario di un capo di imputazione grave.

Se in questo caso sia la scuola che gli insegnanti sono stati manchevoli nei loro ruoli educativi e di controllo, in altri casi si sono preoccupati di rispondere alle proprie responsabilità.

A Milano, per esempio, non mancano gli esempi virtuosi di Presidi che hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione promossa da associazioni senza fine di lucro, quali il Rotary Club Milano, indirizzate a informare docenti e genitori sui rischi legati a modelli comportamentali degli adulti inadeguati verso i minori. Uno di questi comportamenti inappropriati consiste nel non accorgersi che i ragazzi rischiano di ammalarsi di cyberdipendenza, che può degenerare anche in cyberbullismo, perché vivono ormai connessi 24 ore su 24 alla rete Internet.

Un altro di questi comportamenti inadatti consiste nel non preoccuparsi di controllare i contenuti della posta elettronica dei propri ragazzi o delle comunicazioni via Facebook o Social Network alle quali questi ultimi, ingenuamente, partecipano col rischio di cadere nella rete dei pedofili o di diventare vittime del gioco d'azzardo.
Vigilare sugli allievi a scuola e orientarli al rispetto del prossimo, così come educare i figli a casa e incoraggiarli a diventare persone perbene e osservanti dei valori della civiltà sono, prima di tutto, doveri naturali, cioè legati alla natura umana, e, solo in un secondo tempo, doveri giuridici, cioè discendenti dalla codificazione legislativa.

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