La riforma della scuola sul reclutamento insegnanti non piace proprio a nessuno. In primis a tutti gli aspiranti insegnanti, che già da anni lavorano nella scuola e ai quali è richiesto di conseguire ulteriori crediti formativi, corsi di formazione e sostenere esami.
I sindacati si stanno organizzando per far partire una mobilitazione che potrebbe anche essere il preludio di uno sciopero.
La pubblicazione del decreto Pnrr 2 in Gazzetta Ufficiale ha sancito un nuovo percorso in salita nel rapporto fra organizzazioni sindacali e Patrizio Bianchi. Sono molti i punti critici emersi dal testo ufficiale, alcuni già noti, altri invece nemmeno previsti in precedenza.
Fra gli aspetti più critici c’è senza dubbio quello relativo ai tagli di organici dal 2026 per finanziare la formazione degli insegnanti: l’adesione a questi corsi sarà volontaria, obbligatoria per i neoassunti, e avrà durata triennale. Al termine del percorso i docenti che avranno conseguito una valutazione positiva saranno incentivati con un aumento stipendiale.
I fondi per il premio una tantum ai docenti ammonterà a 20 milioni di euro nel 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031.
Secondo quanto si legge nel testo del Decreto pubblicato in Gazzetta, “l’indennità una tantum è corrisposta nel limite di spesa di cui al primo periodo, nell’anno di conseguimento della valutazione individuale positiva. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027", in via prioritaria sui posti di organico per il potenziamento, decurtandoli dai posti lasciati liberi dai pensionamenti.
Il contingente in dotazione alle scuole che sarà tagliato al fine di reperire i fondi per premiare i docenti che si formeranno volontariamente sarà così ripartito:
È su questo punto in particolare su cui si concentra Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola, come riportato da Orizzonte Scuola: “Per dare vita ad un fantomatico sistema di formazione “incentivata”, toglie risorse economiche e di personale ad una scuola già sofferente, inganna le promesse di investimento e soffoca, con una gittata a lungo termine (2030), ogni speranza di rilancio e valorizzazione del sistema d’istruzione! Un decreto che disvela la “Sindrome di Erode” che guida, per l’ennesima volta, la politica scolastica del nostro paese! La scuola merita rispetto!”.
“Finita la giornata del primo maggio, da domani la settimana avrà inizio con la mobilitazione del personale della scuola!”, aggiunge la sindacalista.
Il metodo utilizzato dal governo, che ha disatteso gli accordi stipulati in precedenza con le organizzazioni sindacali, come evidenzia Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals, che sulla scia della collega Barbacci annuncia la mobilitazione: "Siamo già in uno stato di considerazione per avviare una mobilitazione, perché non si può maltrattare una categoria che in due anni ha dato tanto. Si diceva che la scuola sarebbe stata al centro del Paese, ma questo Governo non ha considerato la scuola né nella legge di bilancio, né nel decreto legge che stanno votando, né nel Pnrr dove per la scuola non c’è niente, anzi si sottrae alla scuola. Questo noi non lo possiamo permettere".
Anche Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, parlando ad Orizzonte Scuola, attacca: “È stato utilizzato il principio della formazione come cavallo di troia per cambiare la scuola. La formazione fatta e decisa da professionisti della formazione è una cosa. Ma una scuola di Alta Formazione, che dovrebbe formare delle persone che per mestiere fanno i formatori, posta in questi termini mi sembra un indottrinamento”, aggiungendo che "lo sciopero non serve al sindacato. È uno strumento per protestare e ottenere un risultato. Dunque intanto inizieremo una mobilitazione per far sapere a tutti quello che sta succedendo”.