La riforma del reclutamento docenti arriverà presto in Consiglio dei Ministri. Il governo intende accelerare inglobando il provvedimento atteso dal mondo della scuola all’interno del Decreto PNRR 2, approvato mercoledì scorso dall’esecutivo.
La riunione tra il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e le forze politiche, precede il Consiglio dei Ministri che si terrà alla 17.30. Sul tavolo, secondo quanto raccolto, torna il decreto legge Pnrr 2 approvato la settimana scorsa per modifiche volte a dare spazio a nuove norme sull’arruolamento di docenti. Il premier Mario Draghi, nella residenza di Città della Pieve a causa della positività al Covid, presiederà la riunione da remoto.
La bozza di decreto prevede due argomenti:
1) un nuovo sistema di reclutamento per l’assunzione dei docenti nella scuola di I e II grado con due percorsi separati:
- uno incentrato sulla formazione iniziale che interessa principalmente i neolaureati;
- l’altro riservato ai precari con tre anni di servizio. Inoltre, c’è un percorso transitorio per la partecipazione ai concorsi pubblici indetti fino al 31/12/2024;
2) un percorso di formazione e aggiornamento permanente articolato in gradi al termine del quale scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.
La riforma, così come previsto nel PNRR, dovrà arrivare al traguardo entro giugno. I concorsi, in base a quanto si legge nella bozza del documento, saranno su base annuale. L’obiettivo è arrivare entro il 2024 a 70mila immissioni in ruolo.
Il primo percorso, quello dedicato a chi vuole diventare insegnante nei prossimi anni, prevede una Laurea Magistrale o a ciclo unico, un corso di formazione che verrà impartito da centri di Ateneo per il conseguimento di 60 crediti formativi e una prova di abilitazione che darà l’accesso al concorso a cattedra. Al superamento di quest’ultimo si accederà all’anno di prova che si concluderà con la valutazione finale e la definitiva immissione in ruolo. Per quanto riguarda la formazione presso gli Atenei, è prevista la creazione dei percorsi in stretta correlazione con il mondo della scuola.
L’altro canale del reclutamento si concentra sui docenti precari: si prevede infatti un percorso dedicato per supplenti storici che abbiano al loro attivo 36 mesi di attività. Questi insegnanti potranno accedere direttamente al concorso pubblico e procedere successivamente ad un riallineamento formativo tramite un contratto part-time ed un percorso finalizzato all’acquisizione di 30 CFU nei centri di Ateneo, con successiva prova di abilitazione e anno di prova.
La riforma prevede una fase transitoria nei seguenti termini: chi ha la laurea magistrale e 30 CFU formativi universitari e accademici, potrà accedere al concorso docenti. Una volta superato il concorso si otterrà un contratto di supplenza part time e si integrerà la formazione iniziale con altri 30 CFU e si andrà alla prova finale per ottenere l'abilitazione.
Con questa si potrà insegnare nelle scuole paritarie, mentre per completare il percorso e insegnare nelle scuole statali si dovrà intraprendere l‘anno di prova al termine del quale è prevista la valutazione finale. Chi avrà valutazione positiva sarà infine immesso in ruolo.
Una grossa novità contenuta all’interno della bozza di riforma del reclutamento riguarda la formazione continua per il personale. Per incentivarla il governo ipotizza una progressione stipendiale accelerata per i docenti che frequentano con profitto corsi selezionati.
Il percorso di formazione e aggiornamento permanente è articolato in cinque gradi. Il primo grado è conseguito al termine di un percorso di durata quadriennale. Tutti i successivi gradi, dal secondo al quinto, durano cinque anni. Ogni livello si conclude a seguito di una verifica finale collegata anche a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.
Al raggiungimento di ogni livello di formazione scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.