La Disprassia viene generalmente inclusa nei Disturbi della Coordinazione Motoria, ovvero disturbi nei quali le prestazioni in compiti di coordinazione motoria, fini o grosso motori, sono significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all'età e allo sviluppo intellettivo.
La disprassia, che fa parte dei Bisogni Educativi Speciali, comporta difficoltà nella gestione dei movimenti comunemente utilizzati nelle attività quotidiane per l'alunno disprassico (ad es. vestirsi, svestirsi, allacciarsi le scarpe) e nel compiere gesti espressivi che servono a comunicare emozioni, stati d'animo; inoltre è deficitaria la capacità di compiere abilità manuali e abilità gestuali a contenuto prevalentemente simbolico.
È necessario distinguere il disturbo di movimento dalla disprassia. Infatti mentre il primo può essere incluso tra i disturbi della coordinazione motoria, la disprassia implica una difficoltà soprattutto rispetto alla capacità di pianificare, programmare ed eseguire una serie di movimenti deputati al raggiungimento di uno scopo o di un obiettivo, per:
mancata acquisizione di attività intenzionali intese come abilità e competenze, o acquisizione di strategie povere e stereotipate;
ridotta capacità di rappresentarsi "l'oggetto" su cui agire l'intera azione o le sequenze che la compongono;
difficoltà a coordinare e ordinare in serie i relativi movimenti elementari in vista di uno scopo (pianificazione e programmazione dell'atto motorio).
Questo disturbo può manifestarsi tramite un ritardo nel raggiungimento delle tappe di sviluppo motorio (passaggio alla posizione seduta, gattonamento, deambulazione), goffaggine nei movimenti, scarse capacità sportive o disgrafia.
Perché si possa porre la diagnosi, occorre che queste prestazioni inadeguate interferiscano in maniera significativa con i risultati scolastici o le attività della vita quotidiana.
Non deve esserci una patologia organica associata, come paralisi motoria, emiplegia o distrofia muscolare. In caso di ritardo mentale, le difficoltà motorie devono essere più significative di quelle che sono abitualmente associate a una disabilità intellettiva dello stesso grado. L’elemento essenziale da tenere presente di questa definizione è che la disprassia è prima di tutto un disturbo della coordinazione motoria. Sono quindi le difficoltà che il bambino incontra nelle attività che richiedono coordinazione motoria, e non il quoziente intellettivo, a permettere di porre tale diagnosi.
gli alunni con disprassia motoria si stancano con maggiore facilità: può essere utile suddividere i compiti in attività più brevi e programmare diverse pause nell’arco della giornata;
gli alunni con disprassia tendono a distrarsi con maggiore facilità: un ambiente scolastico tranquillo e con poche distrazioni può favorire le loro prestazioni in particolare durante le verifiche;
spesso presentano lentezza esecutiva: può essere utile fornire un tempo più lungo nell’esecuzione dei singoli compiti;
l’articolazione verbale può essere difficoltosa o molto compromessa: può essere utile fornire un tempo maggiore per organizzare l’esposizione orale o favorire l’utilizzo di strumenti alternativi di comunicazione;
l’esposizione orale può essere povera: può essere utile fornire agli studenti schemi che li aiutino ad organizzarsi gli argomenti delle diverse materie;
la copia dalla lavagna e la scrittura sotto dettatura possono essere particolarmente difficili per questi bambini: fornire fotocopie dell’elaborato scritto o predisporre l’uso di un computer può permettere di superare tali difficoltà;
il calcolo e le procedure di calcolo possono essere difficoltose: inizialmente utilizzare tavole numeri e successivamente la calcolatrice può permettere di superare tali difficoltà;
fornire sempre istruzioni brevi e concise e rivedere le diverse attività passo passo può facilitare e loro prestazioni nelle diverse attività;
può essere utile predisporre il materiale necessario all’esecuzione del compito prima d’intraprendere il compito stesso;
scomporre le abilità motorie complesse in compiti più semplici fornendo istruzioni chiare e semplici;
strutturare l’ambiente costruendo percorsi ad HOC con l’uso di coni, hula hoop, corde, etc;
usare musica e ritmo per rinforzare i movimenti;
scegliere adeguatamente le attività di gruppo in base alle difficoltà del bambino con disprassia: prediligere attività che non richiedano una coordinazione oculomanuale costante (es. nuoto o ginnastica corporea).
Per saperne di più sulla disprassia e su altri Bisogni Educativi Speciali, è possibile iscriversi al Master di I livello di Soloformazione sullo stesso tema.